Si sente spesso parlare di Nativi Digitali, e non è difficile comprendere che si tratta di tutti coloro che sono nati in corrispondenza della diffusione delle tecnologie informatiche.
Ma il termine digital native va approfondito per comprenderne sia il senso più intimo, sia gli effetti che ha comportato essere nati in un mondo per certi versi completamente diverso da quello di solo 25/30 anni fa.
La definizione di nativi digitali non tiene conto ovviamente solo dell’epoca di nascita ma anche del particolare clima educativo in cui i giovani nati nell’ultima decade sono vissuti.
I nativi digitali reali: una nuova figura di studente
Stiamo parlando di coloro che hanno tra 0 e 12 anni e non hanno conosciuto un mondo senza tecnologie digitali. Ma possono esservi ricompresi anche i giovani che hanno circa 14/15 anni, ritenuti nativi digitali “più anziani”.
Questa generazione è caratterizzata da un approccio non influenzato da una forma mentis diversa e non ricorda un mondo senza internet.
Definita anche Igeneration questa fascia d’età si è approcciata al mondo e alla vita in maniera sostanzialmente diversa.
Questi ragazzi hanno una maggior dimestichezza di quelli del passato con l’uso del digitale, dovuto appunto alla diffusa presenza di questi strumenti.
Si tratta di una categoria che impara in modo diverso,che ricerca informazioni in modo libero e che si immette spontaneamente spontaneamente in percorsi di apprendimento riuscendo spesso a informarsi e a stimolare la propria creatività e quando imparano qualcosa autonomamente o in gruppo traggono grande soddisfazione personale e riconoscimento sociale.
Molti sono gli studi condotti su questa generazione, e svariate sono le ricerche tendenti a stabilire abitudini, desideri e aspirazioni.
Una Iphone generation abituata a una tech tascabile e pronta all’uso che è destinata a cambiare il mondo.
Ma cosa fanno in rete i nativi digitali?
- Trascorrono sul web almeno due ore al giorno, che diventano tre nei fine settimana.
- Stanno sui Social Network per interagire con altri utenti della rete
- Usano piattaforme di intrattenimento come TikTok come passa tempo
- Utilizzano le chat come Meet o Whatsapp per scambiarsi messaggi, opinioni e per fare lavori di gruppo.
L’uso massivo delle tecnologie digitali non dovrebbe mai essere il sostituto di una sana vita di relazione, ma recenti studi ritengono che non sia vero che i post millennials preferiscano le interazioni online a quelle reali.
Sono semplicemente giovani frutto di un tempo diverso e non si può addossare loro la colpa di essere nati in una società digitale.
Sono giovani multitasking, multiculturali e inclusivi.
Si contrappongono ai nativi digitali i cosiddetti tardivi digitali, coloro che sono cresciuti senza tecnologia e tutt’ora fanno fatica o sono scettici al suo uso.
Questi ultimi sono tecnologicamente meno aggiornati e in alcuni casi attardati o addirittura esclusi.
Se essere eccessivamente rivolti al digitale è da molti ritenuto educativamente pericoloso, esserne esclusi comporta un gap talvolta pericoloso.
Un rapporto sulle competenze digitali della Commissione Europea vede l’Italia al venticinquesimo posto con il 44% di italiani in possesso delle competenze digitali di base, cioè quelle utili nella vita di tutti i giorni.
Le scarse competenze digitali rischiano di ostacolare lo sviluppo dell’ economia digitale e della società e per questo chi, non per propria scelta ma per motivi culturali o addirittura territoriali ne sia escluso, dovrebbe poter accedere a un servizio internet accessibile e di buona banda.
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